lunedì 18 settembre 2017

La democrazia ci salverà dalla guerra civile globale? Luigi Bonanate a Brescia mercoledì 11 ottobre 2017





Ad aprire il ciclo Il mondo in disordine sarà, mercoledì 11 ottobre 2017, una lezione di Luigi Bonanate, pioniere in Italia degli studi di Relazioni Internazionali e noto sopratt miutto per le sue ricerche sulle trasformazioni del sistema globale e sui mutamenti della guerra. Ottant’anni dopo, discutendo con Antonello Calore (Università di Brescia) e Francesco Tedeschi (Università Cattolica), Bonanate tornerà al bombardamento di Guernica del 1937 e al grande dipinto dedicato a quella tragedia da Pablo Picasso per riflettere non solo sui rapporti tra arte e guerra, ma anche per riconoscere in quel passaggio cruciale l’anticipazione della guerra civile globale di oggi.



Luigi Bonanate è professore emerito presso l’Università di Torino, dove ha insegnato per quarant’anni Relazioni internazionali. Insegna Pace e ordine internazionale alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e Relazioni internazionali nella Struttura interdipartimentale di Scienze strategiche. È socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino. I suoi principali settori di studio sono la teoria delle relazioni internazionali, la teoria della democrazia e il terrorismo. Tra gli scritti più recenti, Anarchia o democrazia. La teoria politica internazionale del XXI secolo (Carocci 2015) e Dipinger guerre (Aragno 2016).
Leggi qui una recensione al suo volume Anarchia o democrazia. La teoria politica internazionale del XXI secolo 



La democrazia (forse) salverà il mondo. L'ultimo libro di Luigi Bonanate

di Damiano Palano

Questa recensione al nuovo volume di Luigi Bonanate, Anarchia o democrazia. La teoria politica internazionale del XXI secolo (Carocci, pp. 134, euro 12.00), è apparsa su "Avvenire" del 13 novembre 2015.

È ormai trascorso più di un quarto di secolo dalla fine della Guerra fredda e dalla dissoluzione del blocco sovietico. Il lungo dopoguerra non ha però ancora partorito uno stabile ordine internazionale. E pare così davvero lontano l’ottimismo di quegli intellettuali che, sul finire del secolo scorso, salutarono euforicamente l’inizio dell’«era unipolare», destinata a consegnare agli Stati Uniti il ruolo di unica superpotenza globale, garante di un impero liberale fondato sui principi democratici e sulla libertà di mercato. A partire dal trauma dell’11 settembre 2001 gli scenari di crisi hanno anzi continuato a estendersi, giungendo fino alle porte dell’Europa, senza che neppure si siano profilate ipotesi realistiche di soluzioni durature. 
È proprio all’instabilità dello scenario globale che è dedicato l’ultimo libro di Luigi Bonanate, Anarchia o democrazia. La teoria politica internazionale del XXI secolo (Carocci, pp. 134, euro 12.00). La tesi che sostiene Bonanate è per molti versi radicale. Secondo lo studioso, dopo il 1989 il sistema internazionale è infatti diventato ‘anarchico’. E il punto cruciale è che questo dato costituisce una novità clamorosa, l’effetto di una dirompente «rivoluzione internazionale». Per molti politologi – e in particolare per i cultori del ‘realismo’ – l’arena internazionale è sempre stata contrassegnata da una costitutiva ‘anarchia’. In questa prospettiva, dal momento che nel contesto internazionale non esiste nessuna autorità politica superiore capace di imporre e far rispettare la legge con la forza coercitiva, gli Stati sovrani devono provvedere da soli a tutelare la propria sicurezza. E per questo si trovano a operare in un contesto molto simile allo «stato di natura» descritto da Thomas Hobbes, in cui regna il bellum omnium contra omnes e in cui ciascuno deve guardarsi dai propri simili. Secondo Bonanate, invece, il sistema interstatale moderno non è mai stato realmente ‘anarchico’, ma è sempre stato contrassegnato da un «ordine», basato soprattutto sulle regole dettate dalla potenza vincitrice di una guerra e dunque dai rapporti di forza sanciti da un conflitto generale. Con il 1989 si rompe però il legame fra «guerra» e «ordine» che ha segnato la modernità. La Guerra fredda finisce infatti col collasso di una delle due superpotenze senza che venga sparato un solo colpo. Probabilmente, osserva Bonanate, questa soluzione è anche l’esito dell’ingresso del mondo nell’era in cui diventa tecnicamente possibile l’autodistruzione nucleare. Ma la «rivoluzione internazionale» del 1989 segna così l’inizio di una nuova stagione ‘postmoderna’, in cui il sistema sembra davvero diventare anarchico, perché «nessun ordine solido, stabile e condiviso in queste nuove condizioni può esistere». 


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